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Cari Tacchini, parlateci un po’ dell'Apprendimento Esperienziale


In memoria di Valeria Tunzi

Una presenza luminosa, gentile e fondamentale in questa esperienza.

La tua luce rimane. Sempre.


Un grazie al team This Is Ideal (2021)


A tutto il team che ha partecipato, sperimentato, riso, sudato, creato e si è buttato in questa follia insieme a me: grazie.

La vostra energia, il vostro coraggio e la vostra creatività hanno trasformato un semplice Thanksgiving in qualcosa di irripetibile.


Prima di tutto… guardate questo.


Prima ancora di parlare di tacchini, caos, inglese, apprendimento esperienziale o dei sessanta italiani terrorizzati all’idea di parlare davanti ai colleghi… c’è una cosa che devi sapere.


Questo è ciò che l’agenzia ha trasformato nel prodotto finale del mio progetto di Thanksgiving: il loro video ufficiale di Natale.


Quello che non si vede in questo saluto elegante e cinematografico è l’assurdità creativa — totale, incontrollata e meravigliosa — che l’ha resa possibile.


E allora lasciami raccontarti cos'è successo davvero dietro a quel video:

a partire da due tacchini, un lavoro da castello,un programma di inglese che è sfuggito di mano in modo glorioso,e un’idea che è andata molto più lontano del previsto (nel miglior modo possibile).


1. Io e i due tacchini


Alla fine della serata mi ritrovo in una cucina industriale, ferma davanti a due enormi tacchini arrosto — quaranta chili in totale — distesi come due campioni dei pesi massimi che avevano finalmente deposto le armi.


Non avevo dormito.

Non mi ero seduta.

Non mi ero fermata nemmeno un minuto.

E in quel silenzio d’acciaio, giuro che quei due tacchini avevano qualcosa da dirmi.

E sinceramente… anch’io.


Nota sentimentale:

Nel cuore sono quasi vegetariana. Ogni anno ringrazio i tacchini per il sacrificio — e ogni anno mi porto dietro un misto di tristezza e senso di colpa.

Il perché non sia ancora vegetariana ufficialmente… è una storia per un altro momento.


Nel frattempo, eccomi qui: io, due tacchini, e l’eterno tentativo di fare pace con l’universo.


2. A Torino sono “Quella che fa Thanksgiving”


A Torino ho collezionato vari titoli non ufficiali, ma quello che si ripete ogni novembre è:

Sono “Quella che fa Thanksgiving.”


In castelli, ville, ristoranti stellati, e attici di lusso.

Se faccio una cosa, la faccio bene — o non la faccio proprio.


La prima volta eravamo in sedici.

Poi trenta.

Poi cinquanta.

Poi, intorno al 2015, cento persone al Castello Canalis di Cumiana (Pinerolo), una splendida residenza nobiliare del Settecento.


E ogni anno arrivano le stesse meravigliose domande:


“È la festa con i fuochi d’artificio?”

No.

“È quella col tacchino patriottico rosso-bianco-blu?”

Assolutamente no.

“È tipo Ferragosto ma col purè?”

Eh no.

E non so perché, ma non mi stanco mai di spiegare tutto.

Forse perché amo parlare di cibo.O forse perché qui il Thanksgiving non è una tradizione, ma un’esperienza. E certamente non per pigri.


3. Sessanta italiani e un’opportunità


Estate 2021. Un’agenzia creativa mi chiede di creare un percorso di inglese per sessanta dei loro cento dipendenti.


A settembre, la CVO (Chief Vision Officer) — che conosceva il mio stile, la mia follia creativa e il mio modo di insegnare — mi guarda e dice:


“Emilia, ci faresti un Thanksgiving?”


E io… ovviamente ho detto sì.


Dire “sì” era diventata quasi una filosofia di vita.

E i miei “sì” mi hanno portata in avventure epiche, complicate, surreali — ma mai inutili.


Poi la mia immaginazione — l’alleata fedele di tutte le mie imprese — si sveglia e sussurra:


“E se non fosse solo una cena?

E se diventasse un’esperienza d’inglese totale?”


Risultato: zero sonno.

Cervello in modalità fuochi d’artificio.


Questa scintilla nasce sempre in uno dei due casi:

  1. quando ho un’idea davvero geniale

  2. oppure quando, presa da un picco creativo, credo di averne una


In entrambi i casi… sapevo che stava per nascere qualcosa di enorme.


4. Let’s Talk Turkey


Apro una nuova presentazione Google.


Scrivo una sola frase, grande, pulita, quasi teatrale: “LET’S TALK TURKEY.”

E poi la lascio vuota.


Il giorno dopo assegno i ruoli, basati sui lavori reali dei partecipanti:

  • Account manager

  • Strategist

  • Copywriter ATL/BTL

  • Designer

  • Fotografi

  • Event planner

  • Musicisti


Non avrebbero semplicemente “studiato inglese”.

Ci si sarebbero marinati dentro.


5. Il prodotto finto che non dovrebbe esistere


Elena — mia figlia, ventenne all’epoca — e Max, il suo fidanzato ventiduenne, arrivano con l’idea che ha acceso tutto:

Una griglia per arrostire il tacchino… a forma di motocicletta.


Dovevo capirlo subito: stavamo entrando nel regno della follia creativa.

Poi l’agenzia prende il concept e dice:

“Bene, ora vi facciamo vedere noi cosa vuol dire esagerare.”


Slide dopo slide, il progetto si trasforma in un universo:

  • strategia 360°

  • naming

  • brand identity

  • audience analysis

  • piano social

  • campagna ATL

  • una backstory cinematografica (con ex biker alla Sons of Anarchy che forgiano utensili da cucina)

  • un concept video interattivo


Tutto vero.Tutto documentato.Tutto magnifico.


Il prodotto prende il nome:

Featherless Knight.


Non stavano creando una presentazione.Stavano creando mitologia.


Video – Featherless Knight (Sons of Anarchy Edition)




Credits:

Nick Fioni & Matteo Divenere

Grazie per lo storytelling, l’ironia e la creatività impeccabile.


6. Born to Be a Wild Turkey


Parte musicale.

Un gruppo di musicisti dell’agenzia sviluppa una parodia di Born to Be Wild che diventa:

Born to Be a Wild Turkey.


Prenotiamo uno studio, lavoriamo sulla pronuncia, registriamo il brano.

Un pezzo completo: energia biker, rock’n’roll, e quel tocco poetico da tacchino condannato.

Poi arrivano:

  • la mascotte del tacchino

  • la photo-booth biker

  • occhiali, bandane, finti tatuaggi

  • oggetti di scena

  • una moto con sidecar per le foto


A quel punto non era più una cena.

Era una simulazione immersiva.


7. La paura → La svolta


I creativi sanno pensare in grande.

Ma chiedi loro di parlare in inglese davanti ai colleghi…

PANICO.


Il problema non è loro: è culturale.

Molti italiani sono cresciuti in un sistema scolastico che li ha convinti di “non essere mai abbastanza”.


L’ho visto anche con mia figlia: alcuni insegnanti non davano mai un 10.

Perché?“Nessuno è perfetto.”


E come fai a sentirti capace se ti viene detto che l’eccellenza è vietata?

Ovviamente erano terrorizzati.


Ma quando hanno capito che tutti erano nella stessa barca, è cambiato tutto.

La paura è diventata:

  • solidarietà

  • empatia

  • coraggio

  • comunità


Questa è la vera formazione esperienziale.

Non impari l’inglese a distanza.

Lo impari vivendo l’inglese.


8. Quattro giorni, due tacchini, zero sonno


Quattro giorni prima dell’evento comincia la follia:

  • ordino due tacchini da 20 kg

  • giro tra depositi alimentari e mercati

  • cuocio zucche intere

  • evaporo litri di latte

  • carico un furgone pieno di strumenti e cibo

  • guido da Gassino a Torino

  • arrivo in un hotel senza riscaldamento

  • provo a dormire vestita come un pellegrino traumatizzato dal freddo


Alle 6 del mattino, l’ex cucina stellata si illumina d’acciaio.

Quattro forni industriali.

Due tacchini da nove ore ciascuno.

Studenti che entrano ed escono per aiutare, imparare, ridere, tremare.

La torta di zucca, da sola, ha generato almeno 100 domande.


E lo dico chiaro:

Non porti quaranta chili di tacchino crudo dall’altra parte del Piemonte senza interrogarti sulle tue scelte di vita.


Ma ce l’abbiamo fatta.


9. It's Showtime, Baby! (E il vero significato di apprendimento esperienziale)


19:30 — arrivano gli ospiti da Milano e Torino.

20:30 — si cena.

21:30 — iniziano le presentazioni.


I gruppi portano:

  • la campagna ATL

  • la strategia social (“Italians Do It Better… Or Not?”)

  • il movimento “Save Italian Turkeys”

  • la fase “Abso F*****g Happily Ever After”

  • loghi, moodboard, concept

  • un quiz “Che tipo di jacket potato sei?”

  • la presentazione ufficiale del Featherless Knight

  • la prima mondiale di Born to Be a Wild Turkey


Tutti, ma proprio tutti, parlano inglese al microfono.

La sala esplode in risate, applausi, calore.

Poi sale mio padre, Giuseppe.Canta un’aria.

Tenore.

Con gli accendini accesi dal pubblico.

Una scena surreale, ma perfetta.


10. Cosa ci hanno insegnato i tacchini


Tornata in cucina, guardo i due tacchini — gladiatori caduti dopo la battaglia — e finalmente tutto si chiarisce.


L’apprendimento esperienziale non è un concetto.

È una collisione di:

  • calore

  • pressione

  • creatività

  • obiettivi

  • vulnerabilità

  • comunità


Ecco cosa insegnano i tacchini:

  1. Si impara davvero quando ci sono vere poste in gioco.

  2. Le persone crescono quando sono un po’ spaventate ma molto sostenute.

  3. La comunità scioglie la vergogna.

  4. La creatività abbassa le resistenze.

  5. Il corpo apprende più della grammatica.

  6. Gli obiettivi concreti con scadenza reale creano motivazione.


La verità è questa:

La trasformazione richiede calore.

Se non reggi il calore, resta fuori dalla cucina.

Se lo reggi, entra. E trasforma tutto in qualcosa di delizioso.


11. Cosa ha fatto davvero per loro


Non era una festa.

Era:

  • un acceleratore di fiducia

  • un rituale di team building

  • un catalizzatore di creatività

  • un’immersione linguistica

  • un esempio concreto di You in English

  • un ricordo pieno di profumi, risate, emozioni


Questo è il motivo per cui i miei programmi funzionano.

Io non insegno inglese isolato.

Insegno a integrarlo nella vita reale.

Ed è così che arriva la crescita vera.


12. Note culturali per italiani


“Let’s talk turkey”→ “Andiamo al sodo.” / “Parliamo di business.”

“Born to be wild”→ Il celebre brano rock; la nostra versione col tacchino è… indimenticabile.

Thanksgiving→ Nessun fuoco d’artificio.→ Nessun tacchino patriottico.→ Nessun hamburger.

Solo cibo, gratitudine, e persone — di famiglia o di scelta.


13. E ora scappo…

Prendo la borsa, saluto i miei cinque cani e cinque gatti, carico la macchina di cibo e… via.


Sto andando a Milano con Elena e Max per fare Thanksgiving in un attico di lusso.

I due tacchini mi stanno già aspettando.



Born to Be a Wild Turkey — Audio & Lyrics





Born to be a wild turkey


Get your motor running

Head out to the oven

Looking for some pleasure

In whatever fries your way

Yeah darlin’, go and make me crispy

Spin me round in spice so nice

Fire all your flames at once and

explode me with taste

You like smoked and juicy


Dripping gravy wonder

Greasy in the pan

and you’re smelling what you hunger


Yeah darlin’, go and make me crispy

Spin me round in spice so nice

Fire all your flames at once

and explode me with taste

I’m a bird tasting wild

I was born, born to beguile

I can’t fly so high

so, I’m gonna bang, bang, bang, die


Born to be a wild turkey

born to be a wild turkey


Get your taste buds goin’

head out to the table

looking for some servings

of whatever comes your way


Yeah, darlin’, she made me crispy

cooked this bird that you wanna taste

Give thanks all at once cuz

I’m explodin’ with taste

Like a true nature’s child

I was born, born to taste wild

I couldn’t fly so high,

so I had to die


Born to be a wild turkey

Born to be a wild turkey


Credits:

Vocals — Guido Callegari, Fiorella Forneris & Alessandra Reyneri

Grazie per le vostre voci e per aver abbracciato la follia.

 
 
 

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